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venerdì 1 ottobre 2010

Il segreto di Nicolò (settima P)

Il segreto di Nicolò


LE MIE PAROLE


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Nicolò è un bellissimo ragazzo, di modi garbati, ha occhi neri e profondi come il suo papà, ha sempre la  parola giusta al momento giusto, se non fosse per quell'alone di mistero che l'avvolge e che tanta  ansia da alla sua famiglia.
Nico ha l'abitudine di allontanarsi da casa per ritornare dopo tre giorni e tre notti. La zia e i fratelli son preoccupati di questa storia, anche perché Nico non racconta nulla di se ne di quello che fa
Claudia e Mario hanno tentato diverse volte di chiedere al fratello dove va  e cosa fa nei giorni che è lontano da casa ma la domanda dei fratelli cade sempre nel vuoto.
Zia Rob  decise di  affrontare il  nipote e chiarire una volta per sempre  a cosa erano dovute queste sue assenze.
Una mattina a colazione   senza nessun preambolo la zia  affronta il discorso, usando  parole dure e amareggiate.
 Nicolò, ho deciso che andrò alla montagna da Tom e lo metterò al corrente di queste tue scappate di casa, in fondo è tuo padre, ha  il diritto di sapere, e lui saprà cosa fare.
Il ragazzo, guarda la zia e con una voce molto pacata la rassicura che non sarebbe successo più, di stare tranquilla e di non dire nulla a Tom.
 Dopo colazione, Nico  alzandosi  da tavola  informa la  zia  che quando lo vuole lo trova  nella legnaia a spaccar legna.
 Lo sguardo  della donna dal giardino di casa accompagna  la bella figura del nipote fino a che non  lo vede  entrare nella legnaia.


 Rientrando in casa la donna diventò triste, da un po di tempo avvertiva una strana stanchezza che non la  lasciava mai. Pregava Dio di darle ancora un po' di salute, non per lei  ma chi avrebbe curato i ragazzi? Da quando Tom se ne era andato erano passati nove anni, Claudia ne aveva ormai diciotto, Nico  17, Mario 16. Andavano bene a scuola, erano tre ragazzi speciali, oltre che belli. La donna ogni tanto riordinava la camera di Tom, toglieva la polvere  e rifaceva il letto, sperando  sempre che Tom tornasse a casa dai suoi figli.
Quel giorno sarebbe andata lei a portare da mangiare a Tom, non lo vedeva da nove anni e voleva capire ancora quanto tempo sarebbe rimasto alla montagna.  Rob  non si sentiva bene, aveva dei strani dolori alle gambe che la tormentavano, ma non diceva nulla ai ragazzi  ma   voleva avvertire Tom che qualunque cosa le  fosse successa, questa volta, era lei che avrebbe chiesto a lui  di provvedere ai ragazzi.


 Nico  doveva avvertire zio Zibi,  che non   sarebbe stato più possibile andare da lui per interi giorni e  si avviò lesto verso  la legnaia, ma non per tagliar legna. Il ragazzo  ricordò il giorno magico che incontrò zio zibì


Anni prima  era tutto intento a spaccar legna,  quando si senti tirare i pantaloni, guardò verso giù e vide che ai suoi piedi c'era un piccolo folletto, passato il primo stupore  si abbassò  per meglio vedere ma il follettino saltò ridendo sulle  sue  spalle  e gli disse: sono il folletto zibì, non aver paura  sono qui per  te e per  te sarò zio zibì.
Sono stato mandato  dal popolo delle stelle per donarti dei poteri e  girandosi verso due massi che da anni stavano  al centro del grande stanzone della legnaia il folletto  disse al ragazzo, guarda! Nico vide che i grandi massi si spostarono come due sassolini, sotto i sassi c'era una botola che si apri e sotto  la botola c'era una scala.
Vieni disse il folletto con un bel sorriso scendiamo.
Il ragazzo non sapeva se era  sveglio o era tutto un sogno, il follettino  cominciò a scendere le scale invitando  il ragazzo a scendere con lui
Nico lo segui,  alla fine della scala  si trovò in  un grandissimo  stanzone,  tutto illuminato, ma non sapeva che luce fosse e da dove venisse tanta luce.
La voce del folletto le stava dicendo qualcosa che lui non afferrava,  la sua attenzione si concentrò su un grandissimo tavolo di grandi dimensioni e  oggetti sparsi riempivano il tavolo di cose strane mai viste
Il folletto segui lo sguardo di Nico e sorridendo gli disse: non guardare il disordine che c'è su quel tavolo, sono un folletto molto disordinato,  certe volte non so neppure io dove mettere le mani  ma so che tu sei un ragazzo ordinato, ho bisogno di un assistente che mi aiuti a tenere in ordine un po' il mio  tavolo da lavoro.
Se ti fa piacere, potrai venire da me e restare con me ogni tanto  un paio di giorni, vedrai quante meraviglie scoprirai ma la prima cosa da fare se accetti  è darti il potere di spostare i massi,  vieni,  andiamo su
Risalirono le scale una volta sopra nello stanzone della legnaia, il  folletto guardando fisso negli  occhi  il  ragazzo, le sussurrò...rimetti i massi a posto, li devi solo fissare intensamente, Nico  obbedì all'invito del folletto  e con sua grande meraviglia vide  i massi rotolare da soli coprendo la botola.


Ma adesso doveva avvertire zio Zibì che non sarebbe più potuto andare da lui  interi giorni,l'aveva promesso alla zia.
Entra  nella legnaia  si dirige verso i sassi,  li guarda  intensamente  i sassi si spostano,  la botola si apre  scende di corsa  le scale, entra nello  stanzone e  lo accoglie la stessa luce  magica del primo giorno, lo zio senza voltarsi e  con un un timbro di voce serio gli dice:  ritorna a casa, Nico, presto,  corri,  c'è Tom  che ti aspetta
Il ragazzo passato il primo stupore, senza far domande  risale di corsa le scale, non chiude ne botola e ne rimette a posto i sassi, corre veloce verso casa,  accompagnato dalla voce di  zio  Zibì...
 corri c'è Tom che ti aspetta! corri c'è Tom che ti aspetta!
Nicolò arriva  a casa, spinge la porta d'entrata strillando papà! papà! papà! Zia Rob gli va incontro  = non strillare, Tom non sta bene, aspetta  te e nel suo letto, va figlio mio...
Continua...

Puntate già postate Prima - seconda -Terza - Quarta -cinque -sesta


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giovedì 30 settembre 2010

Caro Gaetano si dice che le cose...

 ...belle vanno esposte.. ed è vero


Questo tuo commento, scritto nel post precedente, è bello  e cosi
dedico un post a te e alle tue parole, che sanno sempre arrivare al cuore.
 Grazie


Gaetano ha detto...


Cara mia Rosaria, se ci fosse solo il bene, saremmo tante pecorelle al pascolo. Ci sarebbe un buon pastore a pensare al resto, prima fra l'altro far ricrescere l'erba. Saremmo dei contemplanti della luce di Dio, l'analoga della presenza del buon pastore anzidetto. Ed è la prefigurazione del biblico Eden.
Ora rifletti sulla condizione degli esseri in questo Eden? È come se non esistessero con la loro coscienza perché non debbono pensare a nulla, come quel giglio del campo che cresce e a questi provvede Iddio, a detta di Gesù nel Vangelo. Aggiunse che noi valiamo più del giglio agli occhi di Dio.
Non pensando a nulla, poiché il bene è assicurato, la mente è inattiva, come immaginare che non ci sia affatto. Anzi, la mente non esiste affatto, non è stata nemmeno creata, non avendo senso il contrario per il suo creatore, non ti pare Maria?
Cosa è avvenuto di grandioso con l'avvento del male, da prefigurarli nel serpente dell'albero edenico, dai frutti proibiti? È avvenuta la nascita (e non la creazione) della mente ed è solo così che l'uomo ha cominciato a pensare. Rifletti sulla "costola" di Adamo con la quale è stata generata (e non creata) Eva: é lei la Mente! Di qui la locuzione "Cogito ergo sum", che significa letteralmente "Penso dunque sono", l'espressione con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l'uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante.


L'avvento del serpente edenico perché non prefigurarlo in una madre che si preoccupa del suo bambino assai discolo e così, pur soffrendo lo minaccia? Anzi di più, lo dispone in un collegio dove la disciplina è rigorosa, dove si arriva anche alla pena corporale quando si trasgredisce. Così era nel passato la vita in certi collegi destinati a poveri orfani.
Solo così l'uomo ha potuto "riconoscere" il suo Creatore, lodarlo, amarlo e benedirlo. In questo senso ha cominciato a distinguere il bene dal male e fare le sue scelte non senza sofferenza generatrice di dolore. Ecco che si profila l'evangelica "via stretta", l'unica per fissare in noi il "sigillo" che assicura l'uomo lo svincolo dall'ignoranza più che il male.


Ignoranza che era la stessa in potenza dell'uomo edenico senza mente.
Solo con la mente capace di tutte le scelte, l'uomo non è più ignorante, ma senza l'amore in grado di olocausti personali, non sarà mai rivolto alla corona divina che sempre l'aspetta. Tuttavia per ogni creatura che esiste ed è esistita, c'è una corona in attesa.
Buon mattino,
Gaetano
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  Caro Gaetano, la via stretta impone un solo tragitto visto solo da chi lo percorre, ed è proprio in questa solitudine dell'animo, che la mente non raramente si mette in comunione con la stessa sua  anima, e piano piano ci si  accorge che tutto quello che di buono fiorirà  in questa via stretta è un canto silenzioso alla vita,  all'amore e a Dio Sai cosa ti dico caro Gaetano, ho amato la mia via stretta e mi è  cara. in lei ho scoperto tutte le meraviglie di questo mondo, ma quelle che non si vedono
Più stretta è la via, più ampi sono i pensieri dell'animo . Sceglierei mille volte questa via che tanto mi ha dato in bellezza e in verità


Un commento bellissimo il tuo che andava postato


Grazie bacione e buona giornata.


PS ringrazio l'orfanatrofio, dove sono cresciuta dai 4 a 14 anni, dove il mio animo di bambina, conobbe il vero dolore,  ma non solo il mio, anche quello delle mie compagne. In quel posto imparai la solidarietà, la complicità, quella buona, la lealtà,  imparai a rifugiarmi in Gesù, imparai il silenzio, quello dell'anima. Mi circondai del buono per scacciare il male, hai ragione, non sempre dal male nasce il male..ma una nuova coscienza si  Fu in quel  mattatoio di piccole anime che la mia si trasformò a mia insaputa.
Solo dopo capi,  oggi ringrazio tutte le lacrime versate, che hanno innaffiato  il mio prato interiore, che si vesti di verde e di speranze buone. Ho  camminato  nella vita cercando di non  ferire  mai nessuno, ricordando le mie ferite ma  non lo  so se ci sono riuscita. Li in quel collegio è fiorita la mia anima.


Spisso o male port o bbene..le parole della canzone
 di Aurelio Fierro da te citate, sempre,nel post precedente.

lunedì 27 settembre 2010

Intermezzo musicale.

Mina ha saputo dimostrare anche in questo campo non facile della canzone napoletana la sua grande bravura.
La vera canzone di Napoli è tutta racchiusa nei classici, dove ogni parola è poesia 
Dopo di loro  la voce canora di
 Napoli non ha avuto più nulla da dire 
Buon inizio di settimana a tutti 
con Mina e Napoli.
Mina ha cantato in perfetto napoletano
Come si dice dalle nostre parti 
( nun a struppiat) 


recados orkut

Le mie parole
Se fossi una rosa
non vorrei le spine
per non ferire.
Se fossi il mare
non vorrei le onde
per non spaventare
Se fossi il male
abbraccerei il bene
e da lui mi farei distruggere.
Rosaria