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giovedì 20 maggio 2010

L'architettura del ferro.


L'utilizzo di nuovi materiali in architettura, come il ferro e il vetro, è la svolta più importante tra passato e presente nell'architettura dell'Ottocento.La "svolta" è favorita principamente da due fattori: la nascita nel 1794 dell'Ecole dex Pollytechnique, istituzione dipendente dall'Ecole dex Beaux- Arts, fondata nel 1806 da Napoleone, e la possibilità di utilizzare il ferro come materiale edilizio.

L'Ecole dex Pollytechniqueviene, fondata durante la rivoluzione francese dopo la Proclamazione de la libertà du travail. l'atto che abolisce gli ostacoli legati allo sviluppo dell'industria moderna in Francia. Creata con lo scopo di unire la scienza teorica con la pratica e dunque di mettere a disposizione della nascente industria le applicazioni delle scoperte in campo matematico e fisico.
Nel corso di tutto l'Ottocento si fronteggiano in Francia due istituti ufficiali in cui viene insegnata e praticata l'Architettura dell'Ecole dex Beaux- Arts,responsabile del persistere degli stili storici nell'architettura, che affronta la materia dal punto di vista prettamente "figurativo", e L'Ecole dex Pollytechnique,che sfida il consolidato classicismo beaux-arts attraverso la scienza.


Dall'inizio del'700 la famiglia Darby in Inghilterra, utilizzando il carbone artificiale esegue i primi esperimenti  sulla produzione del ferro mediante altiforni, dando luogo alla prima fonderia di ghisa. Questo nuovo materiale è una lega di ferro e carbonio non malleabile - viene infatti colata in stampi ma resistenti agli agenti atmosferici e per questo impiegato nella fabbricazione di macchine e utensili Nel 1755 vengon forgiati i primi utensili in ferro fuso, nel 1767 le prime rotaie e nel 1775 viene costruito il primo ponte in ferro sul fiume Severn.( Nella prima immagine) La possibilità di utilizzo del ferro, collaudata con il ponte di Severn che  conduce a una vera e propria rivoluzione costruttiva che ha  il suo apice nella seconda metà dell'800 con i primi ponti sospesi. Preceduta da accurati controlli scientifici sui materiali, circa quattrocento ponti vengono costruiti in Europa e in America impiegando lo stesso sistema.I più noti sono i ponti americani costruiti da  John A. Roebling,  tra cui il famoso resta quello di Brooklyn, iniziato nel 1868.


Johann Roebling, ponte di Brooklyn-1868-1891 
New York
La costruzione del ponte iniziò il 3 gennaio 1870, richiese la manodopera di 600 operai e costò 15,5 milioni di dollari dell'epoca. Durante i lavori 27 di essi persero la vita, la maggior parte per embolia gassosa dopo aver effettuato immersioni nelle camere di scavo sottomarine. Anche l'ingegnere Johann Roebling rimase vittima nel 1869 di un incidente durante l'attracco di un traghetto. Il suo posto venne preso dal figlio,Washington Roebling, che rimase a sua volta ferito e paralizzato parzialmente a causa di un'embolia gassosa. Venne aiutato nel completamento dell'opera dalla moglie, Emily Warren Roebling, che operò sotto la sua supervisione. Il ponte venne definitivamente aperto al transito il 24 maggio 1883.
Bibliothèque  Saint Geneviève sala di lettura 1843 -1852, Parigi
Uno dei simboli dell'Ottecento è la colonna di ghisa: il primo materiale di costruzione impiegato nell'edilizia. Fin dal 1780 essa infatti sostituisce i pilastri di legno a sostegno del tetto nelle prime filande d cotone inglesi, poichè permette di coprire ampi spazi con l'ausilio di pochi sostegni lasciando libero lo spazio per le nuove e ingombranti macchine da poco inventate. Circa venticinque anni dopo Herri Labrouste l'architetto  e ingegnere francese, utilizza colonne in ghisa nella quale per la prima volta in un edificio pubblico viene lasciata a vista una struttura  in ghisa e ferro forgiato

Galleria Umberto I, 1887 -1890, Napoli.

Con lo sviluppo dell'architettura del ferro e la trasformazione delle città fanno la loro comparsa tipologie edilizie, come stazioni, i mercati, i grandi magazini,le gallerie coperte, i giardini d'inverno, le serre, che non hanno nessun debito con il passato e che costituiscono alcuni degli esempi più interessanti di applicazioni dei nuovi materiali.
Il volto delle grandi città europee cambia, grazie alle nuove costruzioni in ferro e vetro e sono motivo di'interesse per artisti e scrittori ugualmente impegnati nel compito di narrare una nuova realtà urbana.


Burton e Turner nei Kew Gardens presso Londra
Un'altro tipo edilizio caratteristico è il passaggio coperto. Si tratta di strade pedonali già esistenti e  coperti da vetrate stese su telai metallici, in modo da permettere la circolazione interna. Zone nate in seguito all'esigenza di svolgere rapidamente attività commerciali. I piani inferiori dei palazzi sono occupati da negozi e botteghe  mentre quelli superiori consentono uno sfruttamento residenziale ad alto reddito.

lunedì 17 maggio 2010

Una coccarda al "Carnevale della Matematica".

"in punta di piedi" si permette di dare la  coccarda alla Professoressa Annarita Ruberto
 (che azzardo da parte  mia )
e al suo bellissimo post del 14-5-2010 dedicato "al"Carnevale della Matematica" 
Bisogna premiare chi lo merita, anche in questo fantastico mondo  del blog, che tanto ci regala. In questo spazio dove  ognuno di noi s'impegna a dare il meglio di se stesso.
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 Buongiorno e buona settimana di cuore a tutti 

venerdì 14 maggio 2010

L'ARCHITETTURA DEL SECONDO OTTOCENTO




Cari ragazzi e cari lettori,
è arrivato il 14 maggio e con esso la 25° edizione del Carnevale della Matematica, che inaugura la sua terza annualità. E' anche il Carnevale di un giorno di mezza primavera che ricorda tanto la mezza estate shakespeareana
...anche se non è il sogno di una notte, ma una confortante, seppur virtuale, realtà!Annarita
In bocca al lupo cara Annarita Bravissima come sempre. Consiglio a tutti una visita su Matem@ticamente




Il Panorama Artistico Italiano
L'eclettismo in Italia si sviluppa a fine Ottocento e permane fino ai primi decenni del XX secolo.
Palazzi in stile neorinascimentale sorgono nelle maggiori città italiane per ospitare sopratutto banche e residenze borghesi e non mancano sul territorio edifici nei quali il gusto rinascimentale è abbinato all'utilizzo dei nuovi materiali.

Una veduta della Galleria pochi anni dopo l'inaugurazione
Uno degli esempi più interessanti in tal senso è la galleria Vittorio Emanuele II a Milano, progettata nel 1861 da Giuseppe Mengoni.
Si tratta di un organismo a pianta  cruciforme costituito da due gallerie coperte da volte a botte in ferro e vetro, al cui incrocio si forma un ottagono sormontato da un'ampia cupola.
L'alto basamento murario delle due gallerie, il cui piano terreno è a a destinazione commerciale, è realizzato in stile neorinascimentale lombardo; un grande arco trionfale collega La piazza del Duomo con lo spazio interno della galleria.
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La riorganizzazione di Roma, capitale dal 1870, offre agli  architetti
l'occasione per trasformare il volto della città attraverso nuovi edifici
che traggono  ispirazione dall'intero repertorio stilistico del passato e 
si inseriscono nel tessuto edilizio preesistente.
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E' attivo alla fine de XIX secolo Gaetano Koch, autore di numerosi edifici commerciali e residenziali costruiti ispirandosi a uno stile neociquecentesco conforme all'ambiente della città. Tra le sue realizzazioni si ricordano:
palazzo Pacelli, il maestoso palazzo Boncompagni  ( oggi ambasciata degli Stati Uniti . La sua opera più importante è però piazza Esedra (oggi piazza della Repubblica),costituita da due edifici simmetrici le cui facciate ad arco di cerchio sono composte secondo stilemi neocinquecenteschi.
Guglielmo Calderini propone invece un linguaggio neorinascimentale arricchito da un vistoso apparato decorativo, dando luogo allo "stile Umbertino" in onore del secondo re d'Italia, Umberto I, sovrano dal 1878 al 1900. Suo è il palazzo di Giustizia sul lungotevere (1888-1910).
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La costruzione più nota dell'età umbertina è il monumento a Vittorio Emanuele II, iniziato nel 1885 da Giuseppe Sacconi, vincitore del concorso bandito nel 1880 che richiedeva che " nell'estetica forma riassumesse la nostra storia patriottica e fosse simbolo dell'arte nuova" Un alto portico corinzio leggermente concavo, raggiungibile da un'articolata scalinata, "abbraccia" l'altare della Patria e domina la capitale dall'alto di una collina artificiale ricavata a ridosso del Campidoglio in un ampliamento di piazza Venezia. Dopo la morte di Sacconi l'esecuzione del monumento viene seguita e terminata nel 1911 dagli architetti Koch, responsabili della scelta del rivestimento in marmo bianco di Brescia.
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Tra i protagonisti dell'architettura italiana  di fine Ottocento è da annovevare anche Alessandro Antonelli, attivo in Piemonte, autore di una serie di realizzazioni stilisticamente ispirate all'architettura classica, che riconduce alla razionalità costruttiva delle cattedrali gotiche.
Egli è autore di due costruzioni ritenute le migliori dell'Ottocento italiano: la torinese Mole Antonelliana, ( nell'immagine) iniziata nel 1863,  e la cupola di San Gaudenzio a Novara
La Mole adibita nel 1869 a sinagoga per la comunità ebraica della città. L'edificio è coronato da un'alta lanterna il cui basamento è costituito da un tempietto esastilo  o doppie ordine di colonne, dal quale spicca una piccola cupola. Su quest'ultima appoggia una guglia costituita da montanti di dimensione decrescente fino al colmo, al cui interno è ospitata una scala elicoidale.
(Continua).
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Gaetano ha detto...
Mi aggancio alla mole Antonelliana e la sua scala spiraliforme, come a concepire, cara Rosaria, il tuo "continua" a modo mio.
Si tratta di un vecchio commento ad un post che ora riporto in parte.

Una mia riflessione sulla «voglia di volare» che ci viene dalla scritta luminosa, a mo' di ghirlanda sospesa, che si è ammirata sulla Mole Antonelliana di Torino in occasione delle trascorse olimpiadi invernali del 2006 e in coincidenza di un film «Dopo mezzanotte» di Ferrario girato interamente nella Mole che è sede del Museo italiano del Cinema. Per chi non lo sa, è un'opera permanente di Mario Merz che agli occhi di tutti, questa immagine assai suggestiva, sembrava rendere l'idea fantastica delle «vertigini» di Jovanotti, della sua nota canzone, convinti del potere riposto nei famosi numeri di Fibonacci e perciò della scienza.
Ora la cupola Antonelliana è in riparazione e non so se la scritta luminosa è stata tolta.
Ma veniamo alla «voglia di volare» di Mario Merz e dei torinesi.

Quando scrissi il commento mi sono domandato se poteva mai attuarsi «Il volo dei numeri» di Mario Merz, chiaramente connessi al Dna dell'aurea spirale dell'amore, lì su quella cupola che sembra un molosso che mai volerà?
Si è capito che sto traslando il concetto ai fatti della vita con «Numeri» in mani di incerti genetisti. Concordo che tutti i geni in camice bianco di oggi potrebbero manipolarli come realmente accade oggi attraverso una sfrenata ricerca scientifica. Però, per favore i «Numeri» dell'amore no!
Non resterebbe che la fiction dei cineasti convinti che «Dopo mezzanotte» di Ferrario, suddetto, accade come nella favola di Cenerentola! Guarda caso, è la stessa Mole Antonelliana che cela il segreto della memoria del «valzer» di Cenerentola col Principe, la scala a chiocciola. Ecco la spirale aurea del volo dei «numeri» all'ingiù, l'unica piezometrica da sfruttare per generare l'elettricità dei capogiri dell'amore, un'inerzia preziosa, se pur piccola, del guadagno prometeico della vita sulla morte.

Mi sovviene un mio lontano ricordo, in visita a Notre Dame di Parigi, nel salire fin su al tetto e poi ridiscendere fin giù nel budello di gradini che non si contano. Via via che scendevo sempre più veloce preso dall'inerzia, avvertivo l'effetto spirale che si era così ingigantita al termine della discesa da lasciarmi stordito. Il fatto interessante è che quell'inerzia spiraliforme in me continuò a manifestarsi per un bel po', come preso da un vortice indescrivibile. Ecco è tutto qui quel che mi proponevo di porre in evidenza. Una cosa simile si determina anche durante e dopo un valzer vorticoso specie se si tratta di due innamorati.
Detto questo si capirà che il "vortice biofisico" dell'amore non potrà mai essere "clonato" attraverso il cinema o "altro" per far «volare i numeri» dell'amore! Il cinema o altro, semmai potranno fungere da catalizzatori. Attenti a nutrire una simile avventatezza genetica per non trovarci al cospetto di una strana aliena generazione dalle parvenze umane. Gaetano.
15 maggio 2010 21.01

Gaetano ha detto...
Forse non si è capito come funzionano le cose dell'amore. Occorre immergersi nelle cose della terra (la spirale genetica "all'ingiù"), come dire "disobbedire" (dalla Genesi biblica) per cogliere il frutto proibito accetandone la pena e chiudere gli occhi "volando" ad un cielo fittizio. Morte e resurrezione, cui segue un soggiacere ad un sonno "digestivo", questo è l'amore, grazie al quale ogni cosa si capovolge senza sosta sul letto del piacere. Non c'è verso di farlo in altro modo e generare vite nuove.
Con la visione di altre bellezze, sempre create dall'uomo col sacrificio personale, come quelle esposte qui così suggestive, in una certa misura si ha modo di cogliere una piccola margherita dell'amore, quanto basta per generare nella mente una meravigliosa vita in ebrione tutta personale, un faro contro i perigli. Basta chiudere gli occhi e salire in cielo con quel piccolo fiore...  Buon mattino,  Gaetano
16 maggio 2010 08.25

Buon Mattino a te, Gaetano, agli amici ai nemici ai belli ai brutti agli antipatici ai simpatici agli innamorati a quelli che mai hanno amato, insomma a tutti.