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lunedì 11 gennaio 2010

Il cammino qui al sud è ancora lungo.


Stamattina sono stata a casa di mia figlia, il discorso è scivolato sull'insegnamento e di come è difficile insegnare in certe scuole, dove la lingua madre e solo il dialetto.Qui dalle nostre parti ci sono posti dove l'insegnamento è una vera impresa didattica e umana e non  è facile per gli insegnanti.Un'amica di mia figlia, che insegna alle superiori, proprio in una di questi istituti e in questi posti,dove i ragazzi non raramente vanno  a scuola senza aversi fatti i compiti,e si scusano dicendo, Prof,  ieri sono stato  a Poggioreale a trovare mio padre,
questa frase la dice lunga.
Fiorella, che è un nome di fantasia, cosi chiameremo l'insegnante.
Un giorno, a scuola Fiorella spiegò Leopardi,  cercava affannosamente concetti che non fossero  troppo difficili, cercava in tutti i modi  di fare arrivare qualcosa all'animo e alla mente dei ragazzi, mentre spiegava scrutava i ragazzi per vedere se il pensiero di Leopardi interessava a  qualcuno ma gli occhi dei ragazzi erano assenti. Finalmente la voce di un ragazzo si fa udire e dice...

"Profusserè,  stat parlan da un'ora, amm capit, nu ve sfiacchit chiù. Chill o pover cristian, vedev e cose stort, e
si intristiva, si pigliav coller e scrivev tutte ste cose trist pe se sfugà!  giust"?

Trad. Prof, state parlando da un'ora abbiamo capito, non vi stancate piu.  Il  povero uomo, vedeva che le cose non andavano troppo bene e diventava triste, si dispiaceva e scriveva cose tristi  per sfogarsi e cosi?


La professoressa, distrutta, avvilita guardò il ragazzo e rispose.. giust. Fiorella piangeva mentre  ci raccontava la storia, aveva una  pena nel cuore,  perchè  capiva che la colpa non era ne sua e ne dei ragazzi.

Questa, è una storia vera.
La mia riflessione questa volta non la do, perchè anche io mi sono intristita a pensare  a tante cose storte che
girano qui al sud


2 - La formazione di Giacomo (1798-1816)
La genesi del pensiero di L. appare determinata da una progressiva presa di coscienza della propria infelicità. All’origine di questa si possono individuare due diversi ordini di fattori: biografico-ambientali e storico-culturali.

Tra i primi l’atmosfera affettivamente carente della sua famiglia e l’educazione retrograda e autoritaria, impartita da una madre bigotta e formalista e da un padre conservatore e chiuso; poi la formazione isolata e solitaria, da autodidatta, quello "studio matto e disperatissimo" che contribuì all’insorgere di diverse malattie croniche e alla malformazione fisica. Al gelo dei rapporti familiari vanno aggiunti lo scherno e la derisione dei concittadini, la mediocrità e la scarsa cultura dell’ambiente recanatese, la precoce sensibilità e la vivace intelligenza di Giacomo.

Leggendo la formazione di Giacomo, ho dedotto che  forse il ragazzo aveva   visto giusto, ci dovremmo intristire tutti! perchè tante sono le cose storte che  ci girano intorno. Giust? 
PS questo mio post nasce dopo aver letto il  post di Annarita.su Matematicamnte.




17 commenti:

  1. Certo... il ragazzo, diciamo, non si è perso in troppe parole!!! Però il concetto basilare era quello!
    Ti racconto una cosa:
    ero sull'autobus, per strada c'era un enorme cartellone con la pubblicità di uno spettacolo su dei canti dell'Inferno di Dante. A un certo punto un ragazzo dice: Ah, si, nel mezzo del cammin.... chist' l'aggio studiato, è chillo che è juto all'inferno, uà bello, mi piaceva.

    ...beh, se gli piaceva è già una conquista!!! Qualcosa gli è rimasto, magari... chissà, col tempo potrebbe interessarsi, quel ragazzo, e provare a leggere. Chissà.
    mai dire mai. io incrocio sempre le dita. Purtroppo i prof. possono fare fin dove possono.
    Un bacione-one-one!

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  2. Carissima Rosy ,
    affrontare questo argomento è troppo impegnativo e ci vorrebbero dei giorni . Io ti posso dire solo questo ,che in tutte le scuole gli insegnanti dovrebbero fare un lavoro meticoloso e insistente su quella che noi chiamiamo" bellezza" . Quando sapremo insegnare questo , la bellezza nel campo dell'arte , della musica , della poesia , della prosa ecc. avremo fatto metà del nostro percorso .
    Naturalmente con i bambini che conoscono poco la lingua italiana è difficile ,non si può fare sui libri . Bisogna far diventare loro protagonisti e stimolarli a portare fuori tutta le loro potenzialità facendoli diventare attori , poeti , musicisti , scrittori in erba. Le esperienze vissute saranno esaltanti e non le dimenticheranno più, saranno orientative perchè li guideranno nelle loro scelte future .
    Insieme alle suddette attività non si devono tralasciare le varie discipline che si possono portare avanti simulando situazioni reali per rendere più piacevole la scuola e più simpatici gli insegnanti .Non è facile ma si può , si può .
    Buona notte ,
    ciao ciao
    Paola

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  3. Janas, bella la storia di Dante, vedi che l'insegnante ha lasciato la sua traccia.
    Il ruolo dell'insegnante è difficile ma nobile, e noi abbiamo bravi insegnanti, ma è lo stato che con le sue leggi non rispetta la scuola ne il ragazzo e nell'insegnante.

    Speriamo bene per tutti.
    bacione-one-one!

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  4. Paola cara, come vedi voi insegnanti conoscete bene il vostro nobile lavoro, ma molto spesso la scuola non vi appoggia a portare avanti le vostre meravigliose idee,o mi sbaglio?
    Il tuo commento è bellissimo e parla da solo
    Grazie buonanotte anche a te ciao.

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  5. Sottoscrivo ogni parola di Paola.
    Buona giornata, Rosy.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Cara Rosaria,

    Poggioreale?

    Poggioreale è un luogo di pena, direi un simbolo di "carcere" di ogni genere di molti meridionali ai quali oggi si aggiungono gli extracomunitari. E così esplodono bombe micidiali come quella odierna di Rosarno in Calabria.

    Ma come vanno viste in altro modo queste cose? Oggi se ne parla in Tv...

    Nel 2002 quelli della Padania gridavano "devolution, devolution" e in quel tempo mi fu pubblicata sul Giornale di Brescia questa mia lettera di riflessione a riguardo (era il 2 dicembre). Il titolo era "I buoni samaritani":

    Sono nato da genitori campani, ma non so nemmeno più, ora che son quasi "vecchio", che Italia condivido in particolare. Io so soltanto con certezza che, da non poco tempo, questo mio bel "Paese del sole", è una nazione per la quale, molti, dalla Sicilia alle Alpi, si sono immolati per assicurarla unita. In cuor mio siffatta Italia ha tutti i giusti "figli" per sentirsi amabile ed onorata e ritenersi, con vanto, alfiere di rango per il progresso nel mondo. Guai se la fratellanza così acquisita si dovesse sfaldare minimamente, in quest'epoca così cruciale, a causa di un benessere ricercato da tutti, ma che oggi diventa assai difficile procurare e mantenere. È mia convinzione che la fabbrica del "bene", che si rivela, alfine, al palato con la gradevolezza dei tanti modi d'essere del bramato "dolce", ha un processo che in modo indotto è depurativo del "male". Le ultime fasi passano nelle mani di "operai", poco o niente apprezzati in apparenza, che, però, sono estremamente dotati di una speciale sensibilità estrema. Ragion per cui solo loro sanno ottenere il prodotto raffinato richiesto.

    Si tratta di coloro che in genere sono catalogati come "Meridionali", quelli del paese del "male". Ritengo sacrosanto riscattare quest'atroce infamia, assolutamente ingiustificata, intervenendo, per quel che mi è dato di poter fare, se non altro, dicendo a modo mio, in un napoletano rabberciato alla meglio, come stanno le cose dalla mia postazione che non vuole essere di parte. Sarà, anche, il mio doveroso tributo ai miei genitori che, per quel poco che poterono, non mancarono di mostrarsi buoni samaritani con "estranei" che avevano bisogno di aiuto. Spero cosi di indurre quelli del "Nord" a dimostrarsi, anche loro, dei buoni samaritani.

    «'A gente de ccà le piace u ddoce, comme a tutt' quante, e stà bbuono.

    'A gente de ccà - nun chella malamente -, nun sapenne, però, niente 'ncoppe 'e ccose du ddoce, pensa che se ponno accattà comme facette Simon mago cu Pietr' de Giesù.

    'A gente de ccà, che se crede d'essere cristiana, null'importa niente dei veri cristiani llà sott', nel Sud, addò tutte pare che fete, 'a gente e mò pure 'e ccose.

    Mo, chisti ccà nun sapenne che fa e pe' nun sentere e vedè chelle fetenzie, alluccano, «devolution, devolution», credenne de fa bbene pe' lloro, e nun sanno che e è peggio, pecché a musica e semp' 'a stessa.

    È 'na musica che vale sule pe' chille che stanno assai bene, ma pare che, pure pe' chiste, 'e ccose nun vanno troppo bene...

    Ce steveno duje scarrafune (scarafaggi) napulitane.

    Un'e chiste passiave 'ncopp'a 'na cesta chiene, chiene, 'e cravune (di carboni), chill'ate abbascie (in basso), alluccaje a chiste: Uhe llà 'ncoppe, statt'accuorte, che si cade dint'e cravune, te faje nire, nire! E subbet' chill'ate 'ncoppe rispunnette, calme, calme: Eh! Tu dici, je cade. È o vero, ma nun me facce maje cchiù nire 'e chillo che song'!

    Pienze, invece, 'o cravunare (il carbonaio) che, se crede che nun'è comme a nnuje, brutti scarrafuni! Pur'isso, credenno 'e fa bbuono, s'addà spurcà comme a cchè da matina a' sera, pecché ce tene a 'sti cravune e merda!».

    Abbracci,
    Gaetano

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  8. Cara Rosaria,
    Il cammino qui al sud è ancora lungo? Ma come potranno camminare se a molti meridionali mancano le “gambe”? Quei ragazzi della classe di “Fiorella” lo attestano.
    Ti prego di leggere questi due miei scritti pubblicati sul web in due siti meridionalisti, “La prima Italia, capanna del Cristianesimo”, vedi qui e “Una Regina dimenticata areto a nu specchio”, vedi qui.

    Ciao,
    Gaetano

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  9. Rosy hai affrontato un tema spinoso, che a volte diventa anche doloroso come ben evidenzia il tuo racconto e le lacrime dell'insegnante.
    Il fatto è che ogni insegnante si forma sul campo, nessuna scuola o università ti prepara veramente a fare il docente in tutte le situazioni. Si impara spesso sulla pelle degli alunni e sulla propria.
    Molti insegnanti si demotivano e altri cercano con metodologie nuove frutto di lavoro personale, di fare scuola in modo alternativo. A volte in situazioni come quella che descrivi una scuola che leva dalle strade i ragazzi ha già ottenuto un obiettivo enorme. In certe situazioni occorre mettere da parte obiettivi ambiziosi e perseguire obiettivi minimi ma sostanziali. A volte è più gratificante che con tanti alunni messi in fila che imparano e dicono sempre di si. E' più faticoso questo è vero. Ma chi sceglie di insegnare oggi sa bene di non andare a fare una comoda passeggiata.

    Un abbraccio forte

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  10. Caro Gaetano, tempo fa, andavo in cerca su internet di immagini per il mio blog, e mi trovai per puro caso a leggere
    (Quando la storia ci sfiora:un piatto per un imperatore).
    storia che mi rimase impressa, perchè il protagonista era un casertano.
    guarda caso, vado sul link da te segalatomi e mi ritrovo a leggere la stessa storia, ora so che quel casertano si chiama Gaetano o mi sbaglio?
    Comunque ho salvato i link in bacheca voglio leggerli con molta calma.

    Gaetano, sai, che dalle nostre parti si dice: i musicanti cambiano, ma a musica è semp a stessa!

    Mi sono gustate le tue poesie,le rileggerò e le posterò.

    Buonanotte Gaetano.

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  11. Cara Rosalba, l'insegnamento dici bene non è una passeggiata, ma neanche deve'essere una guerra.
    Hai ragione, questo ragionamento è molto spinoso e fa male.

    Un abbraccione grande a te buonanotte!

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  12. GIUST!! che altro dire? Oggi essere insegnanti è sempre più difficile, così come è difficile essere genitori: solo chi è motivato e rimane tale fino in fondo , nonostante tutto, può ottenere un qualche risultato. Purtroppo penso che tanti siano quelli che gettano la spugna e chi ci rimette sono alla fine i nostri ragazzi. E' bello leggere quanto ha scritto Paola: denota il suo animo di insegnante vera, che ha saputo dare...ma il discorso sarebbe troppo lungo e vorrei andare a trovare altri amici che non vedo da un po'!
    Scusa se sono stata un po' assente.
    Ti auguro buona giornata, un abbraccio

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  13. Cara Paola ci sono certi temi della vita che come li tocchi ti pungi.
    Un bacione e buona passeggiata
    per i blog.
    Ciao!

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  14. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  15. Rosaria, conosci il mio pensiero al riguardo, che ho palesato nel succitato post. Pertanto non sto qui a ripetermi.

    Condivido il pensiero di Paola e di Rosalba, care colleghe oltre che amiche.

    Janas ha comunque fatto una giusta constatazione.

    Un abbraccio.
    annarita

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  16. Annarita, la considerazione di janas è giustissima!come del resto sono giusti i commenti di Paola e Rosalba, come è giusto il tuo post.

    E' sempre spinoso parlare della scuola.
    Un bacione.

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