Nel 1851 apre i battenti a Londra la Great Exhibition of Worrks and Industry of all Nations, la prima vera
manifestazione a carattere internazionale pensata come esposizione di manufatti provenienti da tutto il mondo.
Il principe Alberto, consorte della regina Vittoria, presidente della Royal Society of Arts Manufactures dal 1847, contribuisce all'organizzazione di tre grandi esposizioni tra il 1847 e il 1849, ma la sua Society si occupa di manifestazioni del genere fin dal 1756.
Il principe istituisce una Commissione reale e promuove una sottoscrizione pubblica, a cui partecipano molti industriali ma anche alcuni rappresentanti dei lavoratori.
L'Inghilterra è notevolmente avanti nell'organizzazione del lavoro industriale e, alla metà de XIX secolo, si presenta come la nazione più economicamente potente e prospera di tutta Europa.
La sede della manifestazione viene costruita in pochissimo tempo, in Hyde Park su progetto di un architetto autodidatta, di professione giardiniere: Joseph Paxton. Il successo dell'evento è immediato: il giorno dell'apertura cinquecentomila persone attendono fuori dall'edificio di Paxton, detto Crystal Palace in virtù della sua struttura di ferro e vetro, ansiosi di visitare la grande Esposizione.(stampa d'epoca)
Prosper Lafaye- 1851-1881-Londra-
I quadri e le stampe del tempo ricordano l'umanità varia che attraversa le sale della Great Exhibition,testimoniando, naturalmente anche il passaggio della famiglia reale, che visitano il padiglione indiano.
L'indiscutibile successo commerciale dell'evento genera immediatamente una serie di proposte simili,in tutta Europa e negli Stati Uniti. Segue l'esempio inglese New York nel 1853 e poi la Francia, che nel 1855 organizza, sulla scorta di iniziative minori nate a partire dal 1798, la prima Esposizione universale parigina. Da allora la grande macchina delle esposizioni internazionali non si ferma più, almeno fino allo scoccare del nuovo secolo.
Il principe istituisce una Commissione reale e promuove una sottoscrizione pubblica, a cui partecipano molti industriali ma anche alcuni rappresentanti dei lavoratori.
L'Inghilterra è notevolmente avanti nell'organizzazione del lavoro industriale e, alla metà de XIX secolo, si presenta come la nazione più economicamente potente e prospera di tutta Europa.
La sede della manifestazione viene costruita in pochissimo tempo, in Hyde Park su progetto di un architetto autodidatta, di professione giardiniere: Joseph Paxton. Il successo dell'evento è immediato: il giorno dell'apertura cinquecentomila persone attendono fuori dall'edificio di Paxton, detto Crystal Palace in virtù della sua struttura di ferro e vetro, ansiosi di visitare la grande Esposizione.(stampa d'epoca)
Prosper Lafaye- 1851-1881-Londra-
Victoria and Albert Museum
I quadri e le stampe del tempo ricordano l'umanità varia che attraversa le sale della Great Exhibition,testimoniando, naturalmente anche il passaggio della famiglia reale, che visitano il padiglione indiano.
L'indiscutibile successo commerciale dell'evento genera immediatamente una serie di proposte simili,in tutta Europa e negli Stati Uniti. Segue l'esempio inglese New York nel 1853 e poi la Francia, che nel 1855 organizza, sulla scorta di iniziative minori nate a partire dal 1798, la prima Esposizione universale parigina. Da allora la grande macchina delle esposizioni internazionali non si ferma più, almeno fino allo scoccare del nuovo secolo.
Il padiglione centrale dell'Esposizione Universale
del 1889
Parigi- Musèe Carnavalet.
Le esposizioni universali diventano uno straordinario mezzo di propaganda e non sono mai fini a se stesse: esse sono l'espressione dell'indirizzo politico ed economico della nazione che le ospita e organizza.
Ogni occasione sembra giustificarle dalla celebrazione dell'unità nazionale negli Stati Uniti ai festeggiamenti per i cento anni della Rivoluzione francese.
A differenza di Londra che è esplicitamente motivata da ragioni economiche, ben più che ideologiche o politiche; gli organizzatori della manifestazione sottolineano in più occasioni il valore positivo della libera concorrenza e della promozione del commercio e la necessità di abolire i dazi doganali. Del tutto diverso è l'intenzione dell'esposizione Newyorkese del 1853, con la quale, in un momento di forte tensione tra stati del nord e stati del sud,si vuole affermare la superiorità dell'imprenditoria nordista
sull'oligarchia agraria e schiavista del sud
A differenza di Londra che è esplicitamente motivata da ragioni economiche, ben più che ideologiche o politiche; gli organizzatori della manifestazione sottolineano in più occasioni il valore positivo della libera concorrenza e della promozione del commercio e la necessità di abolire i dazi doganali. Del tutto diverso è l'intenzione dell'esposizione Newyorkese del 1853, con la quale, in un momento di forte tensione tra stati del nord e stati del sud,si vuole affermare la superiorità dell'imprenditoria nordista
sull'oligarchia agraria e schiavista del sud
La grande esposizione viennese del 1873, è l'occasione per confermare
il ruolo politico di un impero pesantemente indebolito dalle sconfitte militari
e dalla scissione dell'Ungheria. Più emblematico è il caso di Parigi che, se nel
1855 celebra l'affermazione del Secondo Impero, nel 1878 cura le ferite della
sconfitta nella guerra prussiana, della caduta del regno di Napoleone III e del
sanguinoso epilogo della comune di Parigi.
L'Italia ancora frantumata in piccoli stati dovrà attendere l'unità per organizzare
la propria Esposizione Universale, sebbene in alcune manifestazioni regionali, come
quella ospitata a Torino nel 1858, siano già presenti alcuni espositori stranieri.
L'Italia ancora frantumata in piccoli stati dovrà attendere l'unità per organizzare
la propria Esposizione Universale, sebbene in alcune manifestazioni regionali, come
quella ospitata a Torino nel 1858, siano già presenti alcuni espositori stranieri.
Panorama dell'Esposizione di Parigi del 1878 in una stampa d'epoca.
La macchina delle esposizioni universali ha ingranaggi complessi, che oggi è possibile ricostruire e comprendere grazie ai numerosi cataloghi, articoli, alle guide sul tema, ai resoconti dei visitatori più attenti.
Dall'analisi del fenomeno delle esposizioni internazionali esce uno spaccato di vita del tempo, un colorato mosaico di arte, tecnologia, sperimentazioni scientifiche, moda e costumi.
Macchina motrice verticale della ditta Powel di Rouan vincitrice di una medaglia d’oro nel corso dell’Esposizione Universale del 1867 a Parigi.(stampa d'epoca)
Al rinnovamento delle arti minori partecipano le nuove scoperte scientifiche, come l'invenzione della galvanoplastica, che nobilita i metalli poveri rivestendoli con un uno strato sottile dorato o argentato. La sezione dedicata alle macchine, occupa uno spazio di riguardo all'interno dell'esposizioni universali.Ma ad attrarre l'attenzione degli spettatori sono anche oggetti di altro genere, ad esempio il pallone frenato di Henri Giffard
all'esposizione universale di Parigi, nel 1878, è in grado di trasportare a cinquanta metri di altezza una cinquantina di persone, o come invenzioni destinate a un grande futuro: il fonografo di Edison, il telefono di Bell, la macchina da scrivere, il fornello a petrolio per uso domestico di Besnard e Maris, il motore a quattro tempi, i nuovi modelli di automobile, la pila di Volta e i coloranti all'anilina.
Cannone in acciaio della ditta Krupp di Essen, Prussia. Questo cannone, per via del peso di 50 tonnellate, ebbe bisogno della realizzazione di un carro ferroviario apposito per essere trasportato L'Esposizione Universale del 1867 a Parigi.
Alfred Krupp decide di partecipare alla prima edizione londinese per far fronte alla pericolosa concorrenza delle industrie inglesi. La krupp mette in mostra giganteschi cannoni, il più famoso esposto nel padiglione della Prussia all'esposizione di Parigi nel 1855, viene acquistato da Napoleone III che lo impiega a Vincennes: frutterà ad Alfred Krupp la
Legione d'onore di Francia (stampa d'epoca)
Padiglionedell'istmo di Suez in mostra a Parigi nel 1867 ( stampa d'epoca)
la Great Exhibition di Londra aveva escluso la pittura dalle sale della mostra: essa" ( ...) trasfonde sulla tela un ordine di studi, di soggetti, di passione (...) estranei all'industria)", spiega a questo proposito la commissione organizzatrice dell'evento.
La pittura viene accolta all'Esposizione universale tenutasi a Parigi nel 1855:
si tratta di una decisione non priva di sfumature polemiche verso l'Inghilterra, tesa a ristabilire la superiorità francese in ambito culturale.
Napoleone III firma un decreto che recita:
" Considerato che l'esposizione universale è uno dei mezzi più efficaci di contribuire al progresso delle arti (...) che il perfezionamento dell'industria hanno finora riservato alle opere d'arte uno spazio insufficiente (...), spetta sopratutto alla Francia, la cui industria tanto deve alle belle arti, di assegnar loro nella prossima Esposizione universale il ruolo che meritano": un vero e proprio proclama della superiorità francese.L'esclusione dell'arte è un'eccezione tutta inglese: già nel 1853 a Dublino e nello stesso anno a New York la pittura ottiene una propria sezione, per acquisire un'importanza straordinaria nelle edizioni francesi.
..........
Post abbastanza lungo per narrare in breve uno spaccato di vita molto importante e bello di un secolo di cammino dell'umanità. Vivere nel presente, proiettandosi nel futuro è essenziale per continuare a camminare e crescere tutti insieme. Ma dare uno sguardo al passato è ancora più importante -Un popolo che dimentica il passato e un popolo senza futuro.- Buona Settimana a tutti. Rosaria. (E pensare che non sapevo nulla di tutto questo) Stampe d'epoca e notizie riportate dal libro - La Storia dell'Arte
Gaetano ha detto...
Cara Rosy, l'edificio di Paxton, detto Crystal Palace, che apre la tua disamina sulle grandi iniziative del XIX secolo per l'esposizione di manufatti provenienti da tutto il mondo, mi solletica non poco per intervenire e aggiungere delle cose assai utili a sapersi.
È il lato ingegneristico, e non tanto il mondo delle Belle Arti, che fa da background alla novità del XIX secolo, un fatto rilevante che domina le nuove rivoluzionarie concezioni dell'arte edificatoria da quel momento in poi.
Sono cose che mi sono particolarmente care, essendo stato un buon progettista autodidatta di strutture e impianti industriali e particolarmente di macchine robotizzate. Giusto un simbolico parallelo con quel valente progettista del Crystal Palace, l'architetto, Joseph Paxton, autodidatta pure lui.
Si tratta del modo con cui il secolo XIX apre alla modernità che consisteva nel rappresentare la relativa storia non per mezzo di una costruzione astratta, ma come «commento a una realtà» (Tiedemann, 2000, p. XIII).
L'idea è di adottare, nella storia, il principio del montaggio, ovvero di erigere, insomma, le grandi costruzioni sulla base di minuscoli elementi costruttivi, ritagliati con nettezza e precisione. È l'avvento della prefabbricazione che solo nel tardo '900 si realizza nella sua pienezza.
L'opera di Paxton, detto Crystal Palace, consisteva in una struttura di ferro e vetro lunga 1848 piedi e larga 408. Il fatto che sia la struttura in ferro sia i pannelli in vetro fossero prefabbricati e intercambiabili abbreviò moltissimo i tempi della realizzazione, soltanto sei mesi circa. Un unico grande padiglione ma di un'estensione di 19 acri; struttura effimera, fu smontata all'indomani dell'esposizione e trasportata a Sydenham, un suburbio di Londra – esempio di architettura di breve durata tipica per un lungo periodo delle esposizioni.
Il titolo per esteso dell'esposizione, dunque il suo contenuto, fu The Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations ed ebbe luogo in Hyde Park, come già detto.
Il nome è importante perché dichiara fin dall'inizio i suoi obiettivi: non solo una manifestazione artistica ma anzi, soprattutto, la prima dedicata ai prodotti, alla merce, oltre che al commercio e alle relazioni internazionali e al turismo. Dunque una chiara manifestazione della nuova classe emergente, la borghesia, che ha come scopo quello di raggiungere una massa di pubblico sempre più ampia per mostrare – si potrebbe aggiungere: con eventi spettacolari – il progresso della nuova epoca, quello della città moderna. Il potere politico, testimoniato dalla competizione-rivalità degli Stati e dal tema del colonialismo, e il potere economico, esplicitato dal volume del mercato degli affari, sono assolutamente in mostra in tutte le esposizioni. Fonte:
Gaetano ha detto...
Cara Rosy, l'edificio di Paxton, detto Crystal Palace, che apre la tua disamina sulle grandi iniziative del XIX secolo per l'esposizione di manufatti provenienti da tutto il mondo, mi solletica non poco per intervenire e aggiungere delle cose assai utili a sapersi.
È il lato ingegneristico, e non tanto il mondo delle Belle Arti, che fa da background alla novità del XIX secolo, un fatto rilevante che domina le nuove rivoluzionarie concezioni dell'arte edificatoria da quel momento in poi.
Sono cose che mi sono particolarmente care, essendo stato un buon progettista autodidatta di strutture e impianti industriali e particolarmente di macchine robotizzate. Giusto un simbolico parallelo con quel valente progettista del Crystal Palace, l'architetto, Joseph Paxton, autodidatta pure lui.
Si tratta del modo con cui il secolo XIX apre alla modernità che consisteva nel rappresentare la relativa storia non per mezzo di una costruzione astratta, ma come «commento a una realtà» (Tiedemann, 2000, p. XIII).
L'idea è di adottare, nella storia, il principio del montaggio, ovvero di erigere, insomma, le grandi costruzioni sulla base di minuscoli elementi costruttivi, ritagliati con nettezza e precisione. È l'avvento della prefabbricazione che solo nel tardo '900 si realizza nella sua pienezza.
L'opera di Paxton, detto Crystal Palace, consisteva in una struttura di ferro e vetro lunga 1848 piedi e larga 408. Il fatto che sia la struttura in ferro sia i pannelli in vetro fossero prefabbricati e intercambiabili abbreviò moltissimo i tempi della realizzazione, soltanto sei mesi circa. Un unico grande padiglione ma di un'estensione di 19 acri; struttura effimera, fu smontata all'indomani dell'esposizione e trasportata a Sydenham, un suburbio di Londra – esempio di architettura di breve durata tipica per un lungo periodo delle esposizioni.
Il titolo per esteso dell'esposizione, dunque il suo contenuto, fu The Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations ed ebbe luogo in Hyde Park, come già detto.
Il nome è importante perché dichiara fin dall'inizio i suoi obiettivi: non solo una manifestazione artistica ma anzi, soprattutto, la prima dedicata ai prodotti, alla merce, oltre che al commercio e alle relazioni internazionali e al turismo. Dunque una chiara manifestazione della nuova classe emergente, la borghesia, che ha come scopo quello di raggiungere una massa di pubblico sempre più ampia per mostrare – si potrebbe aggiungere: con eventi spettacolari – il progresso della nuova epoca, quello della città moderna. Il potere politico, testimoniato dalla competizione-rivalità degli Stati e dal tema del colonialismo, e il potere economico, esplicitato dal volume del mercato degli affari, sono assolutamente in mostra in tutte le esposizioni. Fonte:
Mamma, che post, Rosaria. Sono senza parole! Magnifico, straordinario...è poco.
RispondiEliminaSono veramente colpita dalla capacità di sintesi che hai mostrato nel presentare un tema così ampio e complesso.
Ammirevole. Brava, bravissima!
Un abbraccio grato per tutto.
annarita
Annarita, non è stato facile lo ammetto, sintetizzare un secolo di storia in un post.
RispondiEliminaHo scelto i passaggi più rilevanti, certamente, secondo il mio punto di vista.
mi prendo il tuo bravissima!
Ricambio il tuo abbraccio
Ciao e grazie a te.
Sottoscrivo quanto dice Annarita carissima Rosy. Hai scelto un argomento vasto rimandandoci uno spaccato veramente interessante dell'epoca.
RispondiEliminaSarebbe curioso conoscere quali indirizzi e obiettivi perseguono le moderne esposizioni universali e quanto tengono in conto il fattore artistico. Quest'anno si svolge a Shangai e nel 2015 a Milano
Bravissima!!
Ti abbraccio forte
Rosalba
Qui ci troviamo di fronte ad una straordinaria enciclopedia!!!
RispondiEliminasei grande cara Rosy.
Un abbraccio forte.
Tomaso
Non posso che accodarmi ai complimenti degli altri tuoi lettori, loro hanno gia detto tutto e non saprei cosa aggiungere per commentare questo bellissimo post. Secondo me, assistere a una di quelle esposizioni del secolo scorso, doveva essere una cosa indescrivibile perchè non credo che oggi si riescano ancora a vivere quelle atmosfere particolari che mistero e oriente mescolava in quegli anni.
RispondiEliminaBravissima!!
Un abbraccio, Viviana
Bravissima Rosy, mentre leggevo questo post mi sembrava di ripercorrere gli avvenimenti. Sai quanto mi piaccia la storia e mi hai dato alcuni interessanti spunti.
RispondiEliminaUn caro saluto, Roberta.
Rosy sei proprio brava ,che immagini d'epoca meravigliose , e quanta bravura nel sintetizzare un argomento così vasto e complesso . Deve essere stato un lavoraccio ma ne è valsa la pena .Ho letto attentamente tutto il post ed è stata una passeggiata interessantissima nel passato .
RispondiEliminaGrazie e a presto
Un abbraccio
Paola
Come non complimentarsi con una persona come te che mette tanta passione in una materia non facile
RispondiEliminaquale quella che stai affrontando.
Immagino anche con quale fatica.
Ma a te, indomita come sei, non mette paura nulla.
Ti ringrazio Rosy, di cuore.
Rosalba cara Argomento vasto e bello.
RispondiEliminaA dire il vero, resto incantata, di fronte a tanti eventi.
Sulle moderne esposizioni universali, e la loro corrente, farò qualche ricerca a proposito.
"Quest'anno si svolge a Shangai e nel 2015 a Milano"
Grazie per queste informazioni, che prendo nota
Un bacio
Tomaso caro, grazie sei sempre tanto affettuoso...e facile essere enciclopedica se le notizie si prendono dai libri, però, devo dire che questa cosa mi piace.
RispondiEliminaUn abbraccio
ciao A presto
Viviana hai ragione a dire che oggi queste esposizioni non hanno lo stesso fascino di allora.
RispondiEliminaMentre preparavo il post mi sono come dire tuffata indietro nel tempo e ogni pagina era una sorpresa, una meraviglia continua.
Ciao
Un bacione
Cara Roberta so che ti piace la storia e il tuo blog lo dimostra.
RispondiEliminaSon contenta che hai trovato dei spunti su questo post.
Grazie A presto
Un caro Saluto
Paola, sintetizzare non è il mio forte, mi sforzo di esserlo, l'argomento era troppo lungo.
RispondiEliminaSon contenta a quanto pare di esserci riuscita.
Grazie
Un abbraccione.
Aldo, sei molto caro, sono io che ringrazio te della visita e dei complimenti
RispondiEliminaDove c'è passione Aldo nulla è difficile
Non sapevo neppure io di avere questa passione.
A presto sor Ardo
un abbraccione
ciao.
Cara Rosy, l'edificio di Paxton, detto Crystal Palace, che apre la tua disamina sulle grandi iniziative del XIX secolo per l'esposizione di manufatti provenienti da tutto il mondo, mi solletica non poco per intervenire e aggiungere delle cose assai utili a sapersi.
RispondiEliminaÈ il lato ingegneristico, e non tanto il mondo delle Belle Arti, che fa da background alla novità del XIX secolo, un fatto rilevante che domina le nuove rivoluzionarie concezioni dell'arte edificatoria da quel momento in poi.
Sono cose che mi sono particolarmente care, essendo stato un buon progettista autodidatta di strutture e impianti industriali e particolarmente di macchine robotizzate. Giusto un simbolico parallelo con quel valente progettista del Crystal Palace, l'architetto, Joseph Paxton, autodidatta pure lui.
Si tratta del modo con cui il secolo XIX apre alla modernità che consisteva nel rappresentare la relativa storia non per mezzo di una costruzione astratta, ma come «commento a una realtà» (Tiedemann, 2000, p. XIII).
L'idea è di adottare, nella storia, il principio del montaggio, ovvero di erigere, insomma, le grandi costruzioni sulla base di minuscoli elementi costruttivi, ritagliati con nettezza e precisione. È l'avvento della prefabbricazione che solo nel tardo '900 si realizza nella sua pienezza.
L'opera di Paxton, detto Crystal Palace, consisteva in una struttura di ferro e vetro lunga 1848 piedi e larga 408. Il fatto che sia la struttura in ferro sia i pannelli in vetro fossero prefabbricati e intercambiabili abbreviò moltissimo i tempi della realizzazione, soltanto sei mesi circa. Un unico grande padiglione ma di un'estensione di 19 acri; struttura effimera, fu smontata all'indomani dell'esposizione e trasportata a Sydenham, un suburbio di Londra – esempio di architettura di breve durata tipica per un lungo periodo delle esposizioni.
Il titolo per esteso dell'esposizione, dunque il suo contenuto, fu The Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations ed ebbe luogo in Hyde Park, come già detto.
Il nome è importante perché dichiara fin dall'inizio i suoi obiettivi: non solo una manifestazione artistica ma anzi, soprattutto, la prima dedicata ai prodotti, alla merce, oltre che al commercio e alle relazioni internazionali e al turismo. Dunque una chiara manifestazione della nuova classe emergente, la borghesia, che ha come scopo quello di raggiungere una massa di pubblico sempre più ampia per mostrare – si potrebbe aggiungere: con eventi spettacolari – il progresso della nuova epoca, quello della città moderna. Il potere politico, testimoniato dalla competizione-rivalità degli Stati e dal tema del colonialismo, e il potere economico, esplicitato dal volume del mercato degli affari, sono assolutamente in mostra in tutte le esposizioni.
Fonte: www.omero.unito.it/web/De%20Spuches.PDF.
Brava Rosy hai fatto un lavoro egregio e di grande respiro, veramente ammirevole!
Può un accademico meravigliare nel mostrare la sua professionalità? Finché non aggiunge nulla di nuovo a quanto appreso all'università e alla cultura corrente, ha fatto il suo dovere e non altro di inconcepito.
Ma un autodidatta, che mostra di sé una cultura sorgiva eccellente, anzi addirittura oltre i confini dello scibile, fa meraviglia, e come!
Ecco ho voluto far capire in questo modo che tu, Rosy, da autodidatta, con questa serie di post, meriti ogni elogio e riconoscimento.
Gaetano
Caro Gaetano, questo tuo commento lo posto, le notizie che hai dato e come dire il post si completa.
RispondiEliminaGrazie per le parole che hai scritto a rosy.
Ti abbraccio
Cara Rosy , siamo influenzati e mi sono alzata un attimo per controllare la posta . Ha iniziato mio marito due giorni fa , oggi è venuta la febbre anche a mia figlia . Sono molto frastornata e nessuno di noi può occuparsi dell'altro perchè stiamo tutti male .
RispondiEliminaTi ringrazio per i saluti e ti mando un abbraccio
Paola
Cara Paola, mi dispiace tanto, certo che stare tutti a letto con l'influenza non è bello, come giustamente dici nessuno può aiutare l'altro.
RispondiEliminaQuesto tempo colpisce un po tutti, un giorno è primavera, un altro e inverno.
Tanti auguri per una presta guarigione a tutti e tre
Non ti avvilire, vedrai che ve la caverete lo stesso.
Ti abbraccio forte a te e ai tuoi.
Un bacione
Cara Rosy , va meglio ma non benissimo !Non sembra vero ma questi virus para-influenzali colpiscono bene . A noi ha preso a mal di pancia , fortunatamente siamo abbastanza forti e abbiamo reagito bene , siamo già in piedi ma un pò deboli.
RispondiEliminaTi ringrazio per l'interessamento e e ti saluto con un abbraccio augurandoti una buona domenica .
Paola
Cara Paola, son contenta che va meglio, la coa più importante è questa.
RispondiEliminaVedrai che oggi andrà ancora meglio.
Ricambio la buona Domenica ate e famiglia, tanta salute.
Ti abbraccio ciao.